Ambos Mundos, di Natsuo Kirino

Neri Pozza porta in libreria Ambos Mundos, di Natsuo Kirino, tradotto da Gianluca Coci.
Torna la regina del noir giapponese con una raccolta di storie che, attraverso il fil rouge dell’erotismo, raccontano lʼemancipazione femminile. Tra personalità multiformi e relazioni umane tortuose, Kirino si destreggia in questi suoi mondi paralleli che si toccano di rado e talvolta deflagrano, confermandosi voce originale della letteratura giapponese di oggi.

Cattedrale vi propone l’incipit del racconto che da il titolo alla raccolta, per gentile concessione dell’editore.

Ambos Mundos
di Natsuo Kirino

È la prima volta in vita mia che mi capita di conoscere uno scrittore. Chiedo venia, ma non sono un’esperta e fino a poco fa ignoravo del tutto il suo nome. Ho letto Natsume Sōseki e Akutagawa Ryūnosuke, Yamamoto Yūzō e Miyazawa Kenji, insomma i grandi classici moderni, ma so poco o nulla della narrativa contemporanea. Mi dispiace molto, davvero. Come si fa a scrivere un romanzo? Si prende spunto da eventi e fatti reali? No, non è sempre così, giusto? Lei, nella sua mente, immagina i personaggi e i vari avvenimenti e li descrive dettagliatamente, forgiando al contempo la struttura e lo sviluppo della trama? È un talento formidabile, che solo pochi posseggono. Io non ne sarei mai capace, nemmeno facendo i salti mortali, e perciò nutro una certa invidia, oltre che una straordinaria stima, nei confronti di persone geniali come lei.
Io faccio l’insegnante in un grande e famoso doposcuola privato di Saitama. Evito di farne il nome, ma di certo lo conosce anche lei. Attenzione, non sono affatto una prof di successo, una di quelle giovani e belle che tutti sognano di incontrare. Insegno soltanto giapponese ai ragazzini delle ultime classi delle elementari. Ecco perché leggo Natsume Sōseki e altri scrittori del primo Novecento i cui brani sono riportati nei libri di testo. Mi vergogno un po’ ad ammetterlo, ma non impazzisco per la lettura. In realtà, mi sarebbe piaciuto fare l’insegnante di educazione fisica. Adoro muovermi e tenermi in forma. Comunque, alla fin fine, faccio più o meno lo stesso lavoro che facevo prima, solo che adesso sono in un doposcuola. Ah, mi scusi, non gliel’ho ancora detto, ma fino ad alcuni anni fa insegnavo a scuola. Ho tanto di abilitazione all’insegnamento, in fondo si tratta di una professione che non permette di fare molto altro. Insegnavo proprio in una scuola elementare, ma a un certo punto mi sono resa conto che non faceva per me e ho smesso. Al giorno d’oggi il mestiere del docente è molto duro e stressante: i genitori degli studenti non ti danno tregua e a scuola ne succedono di tutti i colori. Non credo che metterò mai più piede in un’aula. Come mai? Qual era la cosa che mi dava più fastidio? Be’, non è semplice dirlo così, in due parole, ma sono davvero onorata che uno scrittore come lei si stia mostrando interessato al mio discorso. Se mi dilungo troppo, non si faccia scrupolo a fermarmi, la prego. D’altra parte, quando si è in viaggio, si tende a rilassarsi e ci si sente più liberi di esprimersi, no? Comunque, non ci faccia caso e si ritenga assolutamente privo di obblighi nei miei confronti. Ripeto: se la sto tediando, me lo dica pure senza farsi problemi. Sa, il fatto è che ho bevuto un po’ di vino, cosa assai insolita per me, e mi è venuta una gran voglia di parlare con qualcuno. Peraltro non mi pare che ci siano molti altri ospiti in questa pensione, perciò, se non le dispiace, andrei avanti ancora per un poco. Ah, mi conceda una rapida digressione, ma qui il cibo è davvero squisito, non trova? La crostata di mirtilli è favolosa, l’ha fatta la proprietaria della pensione con le proprie mani. Pare che avviare una piccola attività alberghiera sia il sogno di molte giovani donne, però non è facile gestire i clienti e affrontare un impegno quotidiano estremamente faticoso. Io non ci riuscirei mai, un lavoro del genere non fa per me, io che sono sempre più alla ricerca di mondi tranquilli e confortevoli. Man mano che vado avanti con gli anni, mi rendo conto che ci sono cose per cui non sono assolutamente portata e da cui preferisco tenermi il più possibile alla larga. Se una cosa non ti piace, è inutile insistere, perché non se ne trarrebbe nulla di buono. Almeno in questo, credo di pensarla nel modo giusto. Mi sta chiedendo quanti anni ho? Trenta tondi tondi. Dice che per la mia età ho un modo di pensare un po’ troppo maturo? Mah, non saprei, è la prima volta che qualcuno me lo fa notare. Grazie, comunque. No, no, non sono sposata. Sono in viaggio da sola. Credo che di tanto in tanto faccia bene prendere del tempo tutto per sé e partire, come a volersi concedere un premio. Il problema, forse, è che io di premi me ne concedo fin troppi…
Lei, se posso permettermi, è qui per lavoro, per raccogliere informazioni per il suo prossimo libro? Ah, la pesca nei torrenti di montagna? Che meraviglia, dev’essere un hobby fantastico. Lei è sposato, vero? Vedo che porta la fede. Ah, ha anche due figli alle elementari? Che classe fanno? Quarta e sesta? Eh, non deve essere facile… A quell’età, i bambini attraversano una fase molto delicata e non sai mai ciò che pensano e desiderano. Questo mi induce a ripensare al periodo in cui insegnavo a scuola, soprattutto agli inizi, e devo dire che ogni giorno era una vera battaglia nel tentativo di capirci qualcosa.
Perché ho deciso di lasciare la scuola? Sarò sincera, non amo parlarne. Mi deve scusare, ma si tratta di qualcosa che mi ha rovinato la reputazione e anche la vita. Dico sul serio, non sto esagerando. Però, pensandoci meglio, visto che lei è uno scrittore, forse potrebbe trarne ispirazione per scrivere un romanzo… Allora come non detto, mi sa che mi conviene parlargliene, perché potrebbe essere vantaggioso anche per me. Mi perdoni, eh, ma è una questione molto complicata e imbarazzante.
A proposito, prima ha detto che è qui per andare a pesca, giusto? Per caso è diretto al torrente Kiburi? Ho sentito che il corso superiore è ricco di salmerini. Sono molto pratica di questa zona, in passato ho abitato a Kiburi per qualche tempo. Non so se lo sa, è un fatto che risale all’estate di circa quattro anni fa: una ragazzina è morta precipitando da una rupe nei pressi del torrente Kiburi, nel cuore della montagna. La stampa diede un certo risalto all’incidente. Ricordo un titolo che recitava: «Incoraggiano l’amica in fin di vita cantando per tutta la notte». Le dice qualcosa? Mmh, e se invece la mettessi così: “Scandalo in una scuola elementare: maestra coordinatrice di classe e vicepreside segretamente in viaggio all’estero e irreperibili nel giorno dell’incidente mortale di un’alunna”? Ah, vedo che sta annuendo, quindi presumo che abbia capito. Del resto se ne parlò a lungo, non tanto della disgrazia in sé e della verità sul caso, ma dello scandalo montato intorno ai due insegnanti… Sì, la coordinatrice di classe ero io, la maestra Hamasaki.
Non si preoccupi, comprendo benissimo il suo stupore. Del resto io stessa ho cercato di andare avanti restando nell’ombra, mettendo da parte questa triste vicenda ed evitando di parlarne con anima viva. Non ho potuto fare altrimenti, era l’unico modo per non impazzire. Stasera, per fortuna, mi sento serena e di buonumore, pronta a raccontarle tutta la storia. Inutile dire che, se lo vorrà, potrà servirsene per un suo prossimo lavoro. Ne sarei molto felice. Forse, grazie all’abilità di uno scrittore e alla forma del romanzo, finalmente i miei sentimenti potranno essere espressi al meglio. Non so dirle di preciso il perché, ma sento che è così.

© 2005 Natsuo Kirino
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