Bestiole, di Kianny N. Antigua

Autore: Kianny N. Antigua
Editore: Arcoiris
Traduzione: Barbara Flak Stizzoli 
pp. 152 Euro 12,00

di Chiara Bianchi

«La letteratura non ha padroni, Miguel. Si lascia appartenere da chiunque abbia il coraggio di aprire un libro» [da Attivati e illustri]

Kianny N, Antigua è nata nella Repubblica Dominicana alla fine degli anni Settanta, caraibica. Ha pubblicato negli Stati Uniti, dove vive, oltre venti libri per bambini, racconti, poesie, antologie, microfinzioni e un romanzo. Ha vinto numerosi premi. È narratrice, poetessa, traduttrice ed è senza dubbio una delle penne raffinate della diaspora letteraria dominicana.
Edizioni Arcoiris porta in Italia – grazie alla traduzione di Barbara Flak Stizzoli – la sua raccolta di racconti dal titolo Bestiole.
Il termine bestia, declinato al diminutivo, in italiano così come in spagnolo, ha un’accezione quasi positiva: una bestiolina è un essere carino e piccolo, ma nell’uso familiare del termine il diminutivo veste un’opposta funzione, dispregiativa, sinonimo di ignorante.
I personaggi di questi diciotto racconti brevi sono lo specchio di ogni comportamento bestiale presente nell’essere umano: animale complesso, capace di attivare profondi meccanismi malvagi, di godere del dolore altrui. L’essere bestiole, però, passa anche attraverso scelte personali semplici dai risvolti genuinamente ignorati. Ecco che l’ignorante diviene colui che ignora la bestialità propria e altrui.


Cortázar diceva di scrivere da un interstizio.
Antigua si fa portavoce di un punto di vista laterale, da un interstizio appunto, composto da una lingua – come spiega la traduttrice nella nota finale – intrisa di domenicanismi che non trovano corrispondenza in italiano. Una miscela di identità culturali che fanno parte della complessità insita nelle terre caraibiche, nelle quali le diversità culturali e sociali innescano serie difficoltà nell’esistenza di ogni persona che quel territorio lascia o che in esso resta. La scrittrice fa della sua visione della terra d’origine e della gente il racconto rarefatto di esistenze turbate dalla violenza pubblica e privata, dal razzismo, dalla venerazione al mondo oltre confine – ovvero gli Stati Uniti – dalla frattura sociale tra ricchi e poveri, istruiti e ignoranti, ma si fa portavoce anche di aspetti divertenti e positivi, come una festa a bordo piscina, o il ricordo dolceamaro dei nonni, fino al bisogno di trasgredire che passa anche dalla sessualità.
La barriera rappresentata dalla distanza geografica, in quanto donna vissuta negli Usa, si frantuma nella scelta di scrivere in spagnolo, sua lingua madre.

 Con un piglio giornalistico, vicino ai temi sociali, Antigua apre la raccolta con Flash, il racconto della breve vita di un ragazzino ai margini della società. In Trasloco, appare la prima protagonista donna che vive sommersa da cianfrusaglie e ignora la lettera di sfratto. Un racconto dal finale surreale.
Apostata dà voce a chi è fuggito dalla morsa delle sette religiose, testimonianze assemblate da una voce narrante straziata dalla malvagità di chi distrugge famiglie e singoli individui in nome di qualcosa che, nella maggior parte dei casi, si chiama Dio Denaro.
Espulsi dal paradiso sposta l’attenzione sul tradimento e sull’amore tra due amanti, carico di illusione e di ripensamenti: «finiremo all’inferno» chiosa la protagonista, come se ciò che sta vivendo fosse davvero il paradiso.
Follower estremizza, ma senza troppo andare lontano da abituali notizie sui giornali, la presenza dei social nel quotidiano. La scelta di guardare ogni cosa attraverso lo scatto di un selfie sembra essere non solo un modo per cavalcare l’onda della popolarità, di essere testimoni di eventi straordinari, ma anche un modo per raccontare l’immensa solitudine che popola le vite nel contemporaneo: «connettermi con la natura e condividere un altro scenario con voi, i miei follower», la vita registrata attraverso l’hashtag.
Timberland ha come protagonista un ragazzo che presto lascerà il paese per raggiungere suo zio a New York. Il processo di americanizzazione inizia con il nuovo look e l’invio da parte di suo zio di un paio di scarponi marca Timberland. La conquista della ragazza dei suoi sogni terminerà con un finale inatteso.
Attivati e illustri è un dialogo tra un professore in attesa di cattedra e Miguel, un «mangiatore di libri», i quali discorrono di letteratura ispanica (dando anche a noi lettori occidentali spunti di lettura) fino a che un terzo personaggio, una persona qualunque, si introduce facendo l’unica domanda a cui il professore non sa o non vuole rispondere.
La polemica nei confronti della letteratura e del mondo dei libri continua anche in Opera prima, in cui è protagonista una scrittrice esordiente in viaggio verso la sua prima presentazione, descritta come una vicenda di rara innocenza adulta. Anche in Il Terrore [Lato B] ritroviamo una scrittrice in viaggio in treno. Le domande sul finale lasciano aperte numerose questioni.  
In Gioco di bambola la protagonista è una ragazzina abbandonata da sua madre, con le sue nuove Barbie – una bianca e una nera – e i dispetti poderosi nei confronti della sua amica Ive, quasi da profilo serial killer.
Diversi temi sono ricorrenti: l’abbandono materno – spesso legato alla ricerca di un modo per lasciare il paese – che torna anche nel racconto Mamma: qui, la protagonista tratteggia sua nonna come una madre usando infinita dolcezza persino descrivendo dettagliatamente il suo sorriso. In Di piatti e di persiane un’adolescente alle sue prime esperienze amorose e sessuali, in assenza di sua madre, e accudita da sua nonna rivela il sapore di una crescita personale che va al di là delle scelte genitoriali e trova luce nell’amicizia; quest’ultima è tema principale anche di Come la prima volta, dove protagonisti sono due bimbi piccoli e le loro conversazioni multilingue, l’intrusione di un terzo bambino incrina il loro equilibrio amicale, ma un gesto estremo riporta tutto nella giusta prospettiva.

Le donne sono predilette protagoniste di una serie di racconti dai temi forti: Con un nodo in gola, Topi, Da quando ho iniziato, E c’erano le autostrade del sud raccontano storie di depressione post-partum – lacrime amare sono quelle della protagonista di Con un nodo in gola che tracolla in un mondo insondato e prestazionale nel suo flusso di in-coscienza – di violenza domestica e sessuale. In Dietro la tenda, si racconta di un rapimento e di una segregazione che sfocia in violenza fisica.

 

Non mi difendo, ho imparato da molto tempo che quando gli uomini hanno quel gelo negli occhi sono capaci di tutto per ottenere ciò che vogliono, ciò di cui il loro pene ha bisogno. [da Dietro la tenda]

 

Donne in lotta, case infestate dai topi, segregazioni domestiche messe in atto da familiari o da sconosciuti sono temi comuni a un’altra scrittrice capostipite della forma breve, Pauline Melville (i suoi racconti sono stati pubblicati in Italia da Tamu Edizioni nella raccolta Uno di questi due paesi è immaginario) che in comune con Antigua ha le origini caraibiche. I temi in Melville sono politici e si fondono in una narrazione dagli elementi prettamente fantastici, in Antigua il fantastico lascia il posto a un sottile surrealismo che incontra, in un’esplosione di verità, la realtà cronachistica.

Antigua è capace di descrivere in poche memorabili righe tanto le caratteristiche del personaggio quanto la sua condizione interiore, permettendo a chi legge di vedere i suoi personaggi muoversi nello spazio del racconto e di connettersi a loro. Il linguaggio quotidiano, un abile e sottile umorismo, vari esperimenti ritmici e un’impercettibile poesia sono gli ingredienti che, sommati alla conoscenza della tecnica narrativa della forma breve, fanno di questa raccolta di racconti un formidabile riuscito esempio.
E per citare ancora Cortázar «Un racconto si muove su quel piano dell’uomo dove la vita e l’espressione scritta di quella vita ingaggiano una lotta fraterna […] e il risultato di tale lotta è il racconto stesso, una sintesi vivente e insieme una vita sintetizzata, qualcosa come un incresparsi d’acqua dentro un bicchiere, una fugacità in una permanenza».
E permanenti restano queste diciotto vite raccontate.