Manuale di caccia e pesca per ragazze, di Melissa Bank

di Melissa Bank
Accento Edizioni
Traduzione di Marcella Maffi
Prefazione di Paolo Cognetti
pp. 256 Euro 16

di Manuela Altruda

The Girls’ Guide to Hunting and Fishing di Melissa Bank fu pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1999. L’autrice aveva trentanove anni, dodici dei quali li aveva passati a scrivere questo romanzo, il suo esordio, barcamenandosi tra il lavoro di copywriter, un incidente in bicicletta che le causò una grave commozione cerebrale e una serie di altri sfortunati eventi.

Quando il libro fece la sua comparsa sulla scena editoriale, forse nemmeno Bank si aspettava di aver dato vita a un bestseller. Il titolo era di certo un azzardo e ancora oggi fa pensare a uno di quei testi tecnici esposti tra gli scaffali di Outdoor Man, il negozio specializzato in caccia e pesca di Mike Baxter, protagonista delle serie tv statunitense Last Man Standing. Ovviamente si tratta di un piccolo inganno, perché tra queste pagine c’è molto di più di un elenco di regole sull’uso appropriato di esche e lenze per giovani principianti. Attraverso Jane Rosenal, protagonista del suo manuale, Bank narra la storia di molte ragazze che riescono nonostante tutto a ritrovare sé stesse: giovani donne che tentano di sopravvivere, cercando di fare pochi danni e ottenere qualche risultato decente.

Il libro è stato tradotto in più di trenta lingue, ed è arrivato in Italia per la prima volta nello stesso 1999 grazie a Frassinelli con la traduzione di Marcella Maffi. Presto, e con grande rammarico, è finito fuori catalogo nell’indifferenza del mondo editoriale. Ma quella di Manuale di caccia e pesca per ragazze è per fortuna una storia a lieto fine. Alla fine dello scorso anno è stata annunciata la fondazione di una nuova casa editrice: Accento edizioni, nata a Milano da un’idea di Alessandro Cattelan e Matteo B. Bianchi, che con le sue collane vuole dare spazio a voci emergenti (Accento Acuto) e riportare alla luce capolavori dimenticati o mai tradotti in Italia (Accento Grave) – nei prossimi mesi arriverà anche Dieresi, la collana dedicata alla saggistica contemporanea. A inaugurare Accento Grave è proprio il bestseller di Bank, con una copertina che parla da sé (a cura dello studio grafico Paper Paper), la traduzione di Maffi rivista e aggiornata e una prefazione di Paolo Cognetti.
È proprio nella sua prefazione che Cognetti spiega come la letteratura americana di fine Novecento vanti «ragazze meravigliose», autrici che in termini letterari hanno contribuito, in maniera inevitabile, alla nascita della generazione di scrittori e scrittrici a cui lui stesso appartiene. A partire dalla scoperta di Lorrie Moore (Tutto da sola, 1985), l’autore racconta di essersi accorto presto che:

 

Esisteva un filone tutto femminile, mi piaceva e mi misi a seguirlo. Le ragazze ci avevano preso gusto a scrivere: tra le pepite più preziose, nel mio setaccio di lettore, raccolsi Amy Hempel (Ragioni per vivere, 1985), A.M. Homes (La sicurezza degli oggetti, 1990), Pam Houston (Ho un debole per i cowboy, 1992), Aimee Bender (La ragazza con la gonna in fiamme, 1998), fino alla nostra Melissa Bank e a questo Manuale di caccia e pesca per ragazze, 1999.

 

Sin da subito sembra chiaro che i riferimenti letterari cui guardano queste autrici sono gli stessi: da Grace Paley a Carson McCullers, da Joyce Carol Oates a Flannery O’Connor. In poche parole, le artefici del racconto breve. Cognetti conosce molto bene tutte loro e il piglio ironico, a tratti sarcastico e spesso dissacrante, che le accomuna e che Bank ha fatto suo con grande abilità. Ne ha parlato lo stesso Cognetti in suo libro di qualche anno fa il cui titolo è (forse) una felice coincidenza: A pesca nelle pozze più profonde, meditazioni sull’arte di scrivere racconti (minimum fax, 2014). Qui lo scrittore formula tre regole, a partire dall’orticaria di Paley per il concetto di «trama» intesa come gabbia entro cui racchiudere – a volte costringere – una storia. Secondo l’autrice non è questo che conta, ma «le voci, i ricordi, le vite delle persone». In questo senso le tre regole di Cognetti possono diventare una scorciatoia efficace per la lettura del testo di Bank.

 

uno: non si ama un personaggio usandolo per uno scopo

 La storia comincia dal racconto «Un’esperta principiante»: un ossimoro davvero efficace per descrivere una Jane quattordicenne che osserva molto e fa domande scomode per gli altri ma legittime per lei. La sua estate monotona e noiosa nel cottage di famiglia di Loveladies, sulla costa del New Jersey, è scossa dall’arrivo della fidanzata di suo fratello Henry. Si chiama Julia Cathcart, ha ventotto anni, sembra amare tutti i piatti che piacciono alla suocera, ha conosciuto Henry al lavoro, in una casa editrice, fa leggere a Jane un manoscritto cui sta lavorando mentre Jane vorrebbe solo confidarle i suoi dubbi esistenziali di adolescente sul sesso. È un’estate di prime volte: la protagonista non è più l’unica ragazza in casa, si approccia a un manoscritto, prova a cercare un lavoro come cameriera, si sente fuori posto rispetto a qualcosa che non le è ancora ben chiaro.
Potrebbe sembrare che Bank abbia creato di proposito uno stereotipo di ragazzina in evoluzione per ammiccare a giovani lettrici perse in pseudodrammatiche crisi esistenziali, ma Jane è tutt’altro che un fantoccio. La sua abilità sta nel modo – discreto e mai patetico – di suscitare empatia e far scattare l’identificazione. Bank racconta una vicenda così semplice che non deve sforzarsi di rendere simpatica la sua piccola eroina: siamo noi, lettrici e lettori, ad amarla così com’è, come abbiamo imparato col tempo a voler bene a quell’adolescente che siamo stati.

 

due: non si ama un personaggio giudicandolo, né ridendo di lui

 Il secondo racconto, «La casa sull’acqua», comincia così: «È la mattina della nostra partenza. Jamie appoggia i caffè sul comodino e torna a letto con me. Oggi pomeriggio saremo a Saint Croix, ospiti della ex ragazza di Jamie e del suo nuovo marito». Jane è cresciuta, ha un fidanzato, e insieme all’amore e al sesso conosce l’incertezza e il sospetto. Il soggiorno a casa di Bella e Yves si trasforma in una partita a Cluedo dove lo scopo non è rintracciare l’assassino ma il tradimento. Di tradimento però non c’è traccia, Jamie l’aveva avvisata: «Sono monogamo di natura».
La monogamia però non basta e la storia con Jamie, nel racconto/capitolo successivo («Vecchio mio»), arriva al capolinea. Dopo un po’ di tempo gli subentra Archie Knox: noto editor, seduttore incallito, ha l’età del padre di Jane e più gin che sangue nelle vene.
Intanto, il manoscritto letto per Julia non era stato un caso. Anche Jane da grande lavora in una casa editrice di cui non conosciamo il nome completo, sappiamo solo che è la H***; è arrivata con fatica alla posizione di junior editor e prova a sopravvivere al caos dell’editoria americana. A mettere in discussione la sua carriera sarà Mimi Howlett, nuovo dispotico capo che fa retrocedere Jane al ruolo di assistente, tra lo sconforto e la rassegnazione.
Cosa dovrebbe pensare un lettore a questo punto? Bank si sta prendendo gioco della sua eroina, vuole farci ridere di lei, che pensava di essere una «stella nascente» e si riscopre invece solo «luce di un aeroplano»? Non è questo lo scopo dell’autrice, e chi legge vorrebbe solo poter dire a Jane che quella che sta attraversando è solo una fase, forse traumatica ma pur sempre necessaria. «There is a light that never goes out», le canterebbero gli Smiths.

 

tre: non si ama un personaggio pensando di sapere fin dall’inizio tutto di lui

 Ci sono diverse luci che guidano Jane: l’amore per la sua famiglia, l’empatia e la conoscenza di sé. Fatta eccezione per la prima, si tratta di doti che la protagonista scoprirà con il tempo e non poca sofferenza: la lunga malattia e la morte del padre («Niente di peggio per una ragazza di periferia»), la scampata morte di Archie dopo una crisi causata dalla dipendenza dall’alcol e da una profonda incapacità di accettare la vecchiaia, la fatica di essere sempre e comunque sovraccarica di lavoro, la necessità di fermarsi e riprendere fiato.
Dopo la fine – ennesima, ma stavolta definitiva – della relazione con Archie e la decisione di lasciare il lavoro alla H*** – anche questa definitiva –, nell’ultimo racconto e nella vita di Jane piomba Robert:

 

È alto e snello, ha la carnagione olivastra, la fronte spaziosa e gli occhi grandi; è bello, ma ciò non spiega comunque quello che mi accade. Non provo più una simile sensazione da così tanto tempo che non riesco a riconoscerla e all’inizio penso che sia paura. Ogni mio capello sembra prendere coscienza di sé e raggelarsi, poi è come se tutto il mio corpo arrossisse.

 

Si tratta di un punto di svolta: se la decisione di affidarsi al terrificante manuale Come conoscere e sposare l’uomo giusto può far storcere il naso e far credere che – nonostante tutto – lei non abbia imparato nulla, sarà presto chiaro che in questa storia non c’è solo un lieto fine nel senso più canonico del concetto, e la ricerca dell’uomo giusto lascia posto alla ricerca della consapevolezza.

Per questa storia, Bank ha scelto una forma narrativa che le permette di avvicinarsi alle autrici-guida della sua poetica: Manuale di caccia e pesca per ragazze è un romanzo per racconti e segue il modello di Olive Kitteridge di Elisabeth Strout. Così il centro della storia resta sempre Jane, nelle diverse fasi della sua vita, ma l’autrice dà anche modo al lettore di osservare le vicende da più angolazioni che coincidono con altrettanto diverse scelte linguistiche e tonali. La maggior parte dei racconti/capitoli sono infatti narrati in prima persona dalla protagonista e in queste pagine la scrittura di Bank è lineare, asciutta e allo stesso tempo sfacciata, sarcastica e procede di pari passo con la crescita di Jane che è tanto ironica quanto fragile. In due punti, però, l’autrice decide di cambiare direzione. In «La miglior luce possibile» l’attenzione si sposta verso un personaggio diverso: l’autrice usa ancora la terza persona ma la storia è quella di Nina, vicina di casa della folle zia Rita – parente preferita di Jane che le lascia il suo appartamento e la conoscenza di Archie Knox; qui subentra il riflesso malinconico di una madre preoccupata per il figlio che sembra aver perso la ragione. Infine, in «Potresti essere chiunque», una seconda persona racconta con tanta rabbia e un po’ di rimpianto il lento naufragio di una relazione. L’alternarsi di prospettive e registri linguistici non è però ostacolo o motivo di confusione e, al contrario, l’autrice riesce a tenere viva e costante l’attenzione lavorando su empatia e immedesimazione di chi legge.

Bank ha affidato le sue intenzioni di scrittrice – e di donna – a un personaggio ironico e iconico che va reinterpretato guardando alla società contemporanea. Fraintesa al suo debutto, Jane non è un clone della più nota Bridget Jones né tantomeno solo un baluardo degli anni Novanta e del fenomeno chicklit. In Manuale di caccia e pesca per ragazze il passaggio dalla letteratura alla quotidianità è infatti breve e Jane sembra volerci dire proprio questo: non usarti per uno scopo, non ridere di te stesso o prenderti gioco delle tue disavventure, non giudicarti e soprattutto non credere mai di conoscerti fino in fondo. Datti tempo: è tutto quello di cui hai bisogno.