Essere un uomo, di Nicole Krauss

Autore: Nicole Krauss Titolo: Essere un uomo Traduzione: Maria Federica Oddera Editore: Guanda pp. 276   Euro 19,00

Autore: Nicole Krauss
Titolo: Essere un uomo
Traduzione: Maria Federica Oddera
Editore: Guanda
pp. 276 Euro 19,00



di Debora Lambruschini

 

Chi si trova a lavorare con i libri, nelle vesti di giornalista culturale, critico letterario, lettore professionista diciamo, sa bene quanto gli strumenti su cui si è formato a suo tempo siano importanti ma anche quanto esista una componente soggettiva data dalla situazione e da un apparato proprio di sentito e vissuto. Dal gusto. È una commistione di riflessioni oggettive, di studio, parametri letterari precisi e di un sentito appunto personale, soggettivo. Perché questo preambolo? Perché leggendo Essere un uomo, pubblicato da Guanda, la prima raccolta di racconti di Nicole Krauss, acclamata autrice di romanzi come La storia dell’amore e La casa grande, pubblicati sempre da Guanda, ho pensato molto all’approccio con cui ogni volta entriamo dentro un libro, lo scomponiamo, lo poniamo in dialogo con la letteratura entro cui si colloca, indaghiamo quali spunti e domande smuove; e a come possedere una tecnica, tanto nella lettura quanto nella scrittura, sia importante ma non sempre sufficiente. Nicole Krauss è senza dubbio scrittrice di talento ed è innegabile che questa raccolta si poggi su una conoscenza tecnica consolidata.

È qualcosa di più di una buona raccolta? Di una serie di racconti assolutamente godibili e ben confezionati, che seguono regole consolidate di scrittura? Che cosa resterà, alla fine, chiuso il libro e fra qualche tempo dopo che la lettura si sarà sedimentata? In parte temo la risposta. La temo perché ho grande stima del lavoro di Krauss e questi racconti – abilmente tradotti da Federica Oddero – sono davvero densi di spunti, con molta vita in subbuglio, ma talvolta la percezione è che molto sia rimasto incastrato dalla padronanza tecnica della forma, frenato. Ferma sulla superficie, Krauss sbircia l’abisso ma spesso si ritrae e l’increspatura non basta, non a una scrittrice del potenziale.

Se di questa raccolta guardiamo agli spunti, alle tematiche che germogliano dalle storie, Essere un uomo assume una forma ancora diversa e il dialogo con i lettori, la contemporaneità, la letteratura in cui affonda ne arricchisce e solleva la lettura rendendola viva e tangibile. Come un filo rosso che attraversa ogni racconto, vi è la riflessione sui legami che intercorrono tra un uomo e una donna, le diverse forme che assumono ma, soprattutto, sullo stesso essere donna. Amanti, padri, compagni, figli, rapporti complessi, uomini e donne imperfetti e proprio per questo vivi. Krauss ne rappresenta i dubbi e le fragilità, mettendone a nudo il loro – il nostro – essere vulnerabili, persi, sradicati. Colti in un momento decisivo delle loro esistenze, sono sospesi fra insicurezza e desiderio di libertà, come sospesi sono i limiti geografici di queste storie disseminate fra nord e sud America, Svizzera, Tel Aviv, città e luoghi dai contorni talvolta ben riconoscibili altre molto più sfumati.

Quando lo sguardo dell’autrice si addentra nelle zone buie dell’animo umano, quando affonda le mani in quella suscettibilità, scaturiscono sulla pagina storie potenti, come nel caso di “Svizzera”, il racconto d’apertura:

 

Colsi l’espressione dei suoi occhi e per la prima volta ebbi paura per lei. O forse di lei. Paura di ciò che le mancava (o di ciò che possedeva) e la spingeva a varcare il confine dove altri avrebbero posto il limite. (Svizzera, p. 23)

 

Scavando nella memoria, la narratrice osserva dalla giusta distanza nel tentativo di meglio comprendere le dinamiche distorte di tanto tempo prima, la relazione di una compagna di collegio con un uomo molto più grande, la violenza. E ciò che l’ingenuità, l’inesperienza, non permettevano di comprendere allora, appare ora molto più chiaro, in tutta la sua stortura:

 

Non dubitai mai che avesse la situazione sotto controllo e stesse facendo ciò che voleva. Che stesse giocando in base a regole che aveva accettato, se non stabilito lei stessa.
Solo rievocando quel periodo capisco quanto intensamente volessi vederla in quel modo: determinata e libera, invulnerabile e padrona di sé.
(Svizzera, p. 24)

 

Invulnerabile, invece, non era stata mai, né mai lo sarà, lei o nessuno degli esseri umani di questa raccolta. Uno smarrimento ancora più totale quando si lega alla perdita di una persona amatissima, un padre di cui credevamo conoscere ogni piega, ogni sentimento, per scoprire quanti abissi nascosti, quanta vita ci sia stata oltre ciò che pensiamo di sapere delle persone che abbiamo accanto. In un appartamento a Tel Aviv, per fare i conti con una mancanza che si fa vuoto totale e assoluto, Krauss condensa in poche essenziali frasi il peso della perdita:

 

Mi avvicino all’orecchio l’orologio di mio padre. Continuerà a ticchettare solo fino a un certo punto, e tra poco l’eccedenza di tempo che mi ha lasciato si esaurirà.
Ma per il momento non ha ancora smesso di funzionare.
(Io dormo ma il mio cuore è sveglio, p. 63)

 

Essere padri, essere figli: quell’ «eccedenza di tempo» con cui imparare a vivere senza. È in questi confini che si muovono i racconti più potenti della raccolta, negli equilibri fragili, nei gesti incomprensibili, nel senso di colpa, nella solitudine. Nella rabbia, perfino, quella che bisogna imparare a mettere da parte per riuscire a sopravvivere:

 

Li guarda anche mio padre, oggi insolitamente silenzioso, con un cappello di paglia in testa per proteggersi dal sole. Non è ancora vecchio, ma in questo momento non riesco a ricordare quanti anni abbia esattamente. Se la sua vita mi sembra lunga, è perché è cambiato più di chiunque altro io conosca. Un giorno, dopo molti anni – non saprei come altro dirlo – ha portato in alto mare tutta la grande rabbia che provava, ha svuotato del vento le sue vele, ed è tornato senza. È rientrato a casa con l’animo colmo di pace e pazienza là dove un tempo c’era solo un furore sconvolgente.

(Essere un uomo, p. 239)

 

Sono – come da miglior tradizione – racconti di istanti decisivi, di crisi, di increspature sulla superficie dell’acqua, di profondità dentro cui Krauss non sempre è disposta a calarsi ma quando lo fa esplodono sulla pagina. Ne resteranno forse solo alcuni di fronte alla prova del tempo, altri scivoleranno via poco dopo aver girato l’ultima pagina: ma quelli rimasti si insinueranno sottopelle e a incidere la carne non sarà stata la tecnica narrativa maneggiata con tanta precisione quanto la capacità di affrontare l’abisso.