Come il capitano celebrò il Natale, di Thomas Nelson Page

Mattioli porta in libreria ‘Natale nella vecchia Virginia’ di Thomas Nelson Page, tradotto da Livio Crescenzi e Ursula Miotto. Thomas Nelson Page – autore finora inedito in Italia – era convinto che i vittoriosi Nordisti avessero dato una rappresentazione distorta della storia e della gente del Sud, e con la sua opera mira a restituire dignità e verosimiglianza storica alla cultura del Vecchio Sud. Questa l’ispirazione per alcuni dei suoi racconti natalizi, in cui si parla dell’importanza dei propri luoghi d’origine. Atmosfere e scene della ‘Ole Virginia’ (la Vecchia Virginia), intrise di un’intensa nostalgia.

Cattedrale vi propone l’estratto del primo racconto del libro, per gentile concessione dell’editore.

Come il capitano celebrò il Natale
di Thomas Nelson Page

Mancavano solo pochi giorni a Natale e, com’era naturale, intorno al grande caminetto del circolo gli uomini avevano iniziato a parlarne. Erano tutti uomini nel fiore degli anni, e tutti, o quasi, provenivano da altre parti del paese: uomini giunti nella grande città per farsi strada nella vita e che, tutto sommato, in un modo o nell’altro ce l’avevano fatta, riuscendo in diversi campi in modo così brillante da poter essere definiti uomini di successo. Tuttavia, man mano che procedeva, la conversazione aveva assunto un tono rievocativo. Quando era iniziata, avevano partecipato solo in tre, due dei quali, McPheeters e Lesponts, stavano seduti in poltrona, con i piedi protesi verso il caminetto, mentre il terzo, Newton, dava le spalle al grande focolare, con le falde della redingote ben aperte. Gli altri uomini erano sparpagliati per la sala, un paio intenti a scrivere ai tavoli, tre o quattro che leggevano i giornali della sera, e i restanti che chiacchieravano sorseggiando whisky e acqua; tra questi, alcuni chiacchieravano e basta, mentre altri si limitavano a sorseggiare i loro whisky e acqua. Tuttavia, man mano che la conversazione procedeva attorno al camino, uno dopo l’altro gli uomini si unirono al gruppo, finché la cerchia non incluse tutti i presenti nella sala.
Era stato Lesponts a iniziare. Dopo aver fissato per qualche istante Newton in piedi davanti al fuoco con le gambe ben divaricate e gli occhi fissi sul tappeto, aveva rotto il silenzio chiedendo all’improvviso:
“Vai a casa?”
“Non lo so” rispose Newton, con aria dubbiosa, richiamato da qualche parte nel mondo dei sogni, ma così lentamente che parte dei suoi pensieri era rimasta ancora lì.
“Non ho ancora deciso… non sono sicuro di poter andare fino in Virginia, e ho un invito in un luogo delizioso, un ricevimento in una casa qui vicino.”
“Newton, chiunque capirebbe che sei della Virginia” disse McPheeters, “dal modo in cui stai davanti a quel camino.” Newton disse:
“Già.”
E poi, mentre svaniva il mezzo sorriso suscitato da quella battuta, aggiunse, lentamente:
“Stavo solo pensando a quanto mi sentivo bene, ed ero tornato a casa e mi trovavo nel vecchio salotto, la prima volta che notai mio padre fermo in quella posizione; ricordo di essermi alzato e di essermi messo in piedi accanto a lui, un ragazzino nemmeno alto così, cercando di mettermi proprio come faceva lui, e sentivo il calore del fuoco, e anche adesso lo sento, proprio come quella sera.
È stato… trentatré anni fa” disse Newton, lentamente, come se stesse calcolando gli anni a memoria. “Newton, tuo padre è vivo?” chiese Lesponts.
“No, ma mia madre sì, e vive ancora nella vecchia casa di campagna.”
Da qui il discorso era proseguito, e quasi tutti avevano partecipato, anche i più reticenti, coinvolti dalla cordialità generale suscitata dall’argomento. La grande città, con tutti i suoi molteplici interessi, fu dimenticata, e gli uomini di successo tornarono alla loro infanzia e ai primi anni di vita in piccoli villaggi o in vecchie piantagioni, e raccontarono episodi del tempo in cui il mondo al di là del loro orizzonte gli era sconosciuto, e ogni cosa aveva quelle grandi e strane proporzioni create dalla mente durante l’infanzia. Vennero ricordati i vecchi tempi e furono raccontate senza sosta le esperienze natalizie di una volta, e quel periodo fu considerato, senza alcuna voce di dissenso, come assai migliore del Natale per com’era ormai diventato. Dopo un poco, uno di loro disse:
“Qualcuno di voi ha mai trascorso un Natale in treno? Se non l’avete fatto, ringraziate il Cielo e pregate d’esserne risparmiati d’ora in poi, perché a me è capitato, e vi assicuro che è quasi come stare in purgatorio. Una volta ne ho passato uno bloccato in un cumulo di neve, o quasi bloccato, perché eravamo in ritardo di dieci ore e perdemmo tutte le coincidenze, e il Natale che m’aspettavo di trascorrere con gli amici, lo passai in una carrozza lercia con un burbero capotreno, uno sfacciato facchino mulatto e un sacco di idioti, che avrebbero potuto uccidersi a vicenda, per non parlare poi di un neonato che piangeva, ammazzare il quale forse sarebbe stata l’unica cosa a cui tutti avrebbero partecipato volentieri.”
L’asprezza di queste parole dimostrava che l’argomento era quasi esaurito, e un tale, entrato giusto in tempo per udire colui che aveva parlato per ultimo, aveva appena azzardato l’osservazione – imitando debolmente l’accento inglese – che i sottufficiali in questo paese erano una massa di gente burbera e maleducata in ogni caso, e sempre scortese quanto ardiva essere, quando Lesponts, che aveva guardato pigramente chi aveva parlato, disse:
“Sì, a me è capitato di trascorrere un Natale in un vagone letto e, strano a dirsi, ne conservo un bellissimo ricordo.”
Cosa alquanto sorprendente, tanto da incuriosire tutti, ma il ricordo di quell’episodio era evidentemente così forte da far superare a Lesponts ogni ostacolo, per cui proseguì.
“Qualcuno di voi ha mai preso il treno notturno che va da qui a Sud attraverso le valli di Cumberland e Shenandoah, o si è mai recato a Washington per prendere quel treno?”
A quanto pare a nessuno era capitato, per cui continuò: “Beh, fatelo, e potete farlo persino a Natale, se trovate il capotreno giusto. Vale la pena farlo alla prima occasione che vi capita, perché quello che si attraversa è quasi il territorio più bello del mondo; non ho mai visto niente di più incantevole delle valli del Cumberland e dello Shenandoah, e la New River Valley è altrettanto magnifica – lo sfondo blu oltre quelle dolci colline, e tutto il resto – hai presente, McPheeters?”
McPheeters annuì e Lesponts continuò…