Mattioli 1885 porta in libreria Del tutto illegale, la raccolta di racconti di Damon Runyon, grande giornalista e cronista sportivo, e autore di Bulli e pupe. Attingendo dallo slang del Jazz, dal mondo dello sport e da quello della malavita di New York, Runyon ha inventato una vera e propria lingua. Questi diciotto racconti, tradotti da Silvia Lumaca, confermano una geniale capacità di osservazione della realtà, rendendo le sue storie eternamente attuali.
Cattedrale vi propone uno dei racconti della raccolta, per gentile concessione dell’editore.
Senso dell’umorismo
di Damon Runyon
traduzione di Silvia Lumaca
Una sera sono in piedi davanti al Mindy’s, il ristorante sulla Broadway, pensando praticamente a niente di niente, quando tutto a un tratto sento un dolore terribile al piede sinistro. In effetti, questo dolore è così terribile che mi fa saltellare su e giù come una rana toro, e cacciare delle forti grida di agonia, per usare un linguaggio parecchio profano, che non è per niente mia abitudine, anche se ovviamente riconosco che il dolore viene da un piede caldo, perché ho fatto esperienza di questo dolore in passato.
Per di più, so che Joe il Giullare dev’essere nei paraggi, perché Joe il Giullare ha un senso dell’umorismo più fantastico di chiunque in questa città, ed è sempre in giro a fare il piede caldo alla gente, e me lo ha fatto più volte di quante ne possa ricordare. In effetti, ho sentito che Joe il Giullare ha inventato lui il piede caldo, e alla fine è diventata una pensata molto popolare in tutto il paese.
Il modo in cui si fa un piede caldo è andando di soppiatto dietro un tizio che è in piedi a pensare a molto poco, e piazzandogli un cerino nella scarpa, tra la suola e la parte di sopra dove dovrebbe stare il mignolo, e poi accendere il cerino. A poco a poco il tizio sentirà un dolore terribile al piede, e comincerà a saltare di qua e di là, e a urlare, e in generale a lamentarsi, ed è sempre uno spettacolo molto comico e un gran ridere per chi lo guarda soffrire.
Nessuno al mondo sa fare un piede caldo bene come Joe il Giullare, perché ci vuole un tizio che sa avvicinarsi molto silenziosamente al tizio a cui deve fare il piede caldo, e Joe può avvicinarsi così silenziosamente che molti tizi sulla Broadway scommetterebbero che può fare il piede caldo a un topo, se trova un topo che porta le scarpe. Per di più, Joe il Giullare può prendersi parecchia cura di sé se il tizio che riceve il piede caldo vuole discutere della cosa, come a volte capita, soprattutto con i tizi che hanno le scarpe fatte su misura da quaranta verdoni e non gli va a genio avere dei fori bruciacchiati in queste scarpe.
Ma a Joe non interessa il tipo di scarpe che portano i tizi, se gli viene voglia di fare dei piedi caldi in giro, e per di più, non gli importa chi sono i tizi, anche se molti tizi pensano che ha commesso un errore quando ha fatto il piede caldo a Frankie la Belva. In effetti, molti tizi sono parecchio orripilati da questo gesto, e vanno in giro a dire che non ne uscirà niente di buono.
Questo Frankie la Belva viene da Brooklyn, dove è considerato un cittadino in ascesa da parecchi punti di vista, e da nessun punto di vista un tizio a cui fare un piede caldo, specialmente perché Frankie la Belva non ha per niente senso dell’umorismo. In effetti, è sempre molto solenne, e nessuno lo vede ridere mai, e di sicuro non ride quando Joe il Giullare gli fa un piede caldo un giorno sulla Broadway quando Frankie la Belva è in piedi a parlare di affari con qualche tizio del Bronx.
Guarda solo di traverso Joe, e dice qualcosa in italiano, e anche se non capisco l’italiano, suona così spiacevole che garantisco che, se lo dicesse a me, lascerei la città in un paio d’ore.
Ovviamente Frankie la Belva non si chiama veramente la Belva, ma qualcosa in italiano tipo Belvino, e sento che originariamente viene dalla Sicilia, anche se vive a Brooklyn da un bel po’ di anni, e si fa strada da un’origine modesta fino a diventare un operatore parecchio grosso nel commercio di questo e di quello, specialmente alcol. È un tizio grosso di forse trenta e qualcosa anni, e ha i capelli più neri di un centone infilato in un camino, e gli occhi neri, e le sopracciglia nere, e un modo lento di guardare la gente. Nessuno sa granché di Frankie la Belva, perché non ha mai granché da dire, e ci mette parecchio a dirlo, ma tutti gli fanno parecchio spazio quando arriva, perché si sente dire che a Frankie non piacciono mai le situazioni affollate. Io di mio non sono interessato da nessun punto di vista a Frankie la Belva, perché il suo modo lento di guardare la gente mi rende sempre nervoso, e mi spiace sempre che Joe il Giullare gli ha fatto il piede caldo, perché mi immagino che Frankie la Belva la debba considerare un’azione parecchio irrispettosa, e che ce l’abbia con lui e gli metterà contro chiunque sull’isola di Manhattan.
Ma Frankie la Belva ride e basta quando qualcuno gli dice che è fuori fase a fare il piede caldo a Frankie, e lui dice che non è colpa sua se Frankie non ha senso dell’umorismo. Per di più, Joe dice che non farà più nessun piede caldo a Frankie se ne ha la possibilità, ma che farà il piede caldo al principe di Galles e a Mussolini, se li piglia nel posto giusto, anche se Rimorso, lo scommettitore di cavalli, sostiene che può dare Joe 20 a 1 in qualsiasi momento che non farà un piede caldo a Mussolini passandola liscia.
A ogni modo, proprio come sospetto, c’è Joe il Giullare a guardarmi quando sento il caldo del piede caldo, e sta ridendo a crepapelle, e per di più, un buon numero di altri tizi sta ridendo a crepapelle, perché Joe il Giullare non si diverte se fa il piede caldo a meno che non ci sia gente presente che apprezza lo scherzo. Beh, naturalmente quando vedo chi è che mi ha fatto il piede caldo mi metto a ridere anch’io, e vado a stringere la mano a Joe, e quando gli stringo la mano tutti ridono più forte, perché sembra che Joe ha un bel pezzo di formaggio Limburger nel pugno e quello a cui stringo la mano è il formaggio Limburger. Per di più, è un qualche formaggio che viene dal Mindy’s, e tutti sanno che il Limburger di Mindy è molto molle e anche molto colloso.
Naturalmente rido anche per questo, anche se a dir la verità riderei più volentieri se Joe il Giullare cadesse stecchito davanti a me, perché non mi piace essere fatto oggetto di burla sulla Broadway. Ma rido anch’io piuttosto di gusto quando Joe prende il resto del formaggio che non è tra le mie dita e lo spiaccica sul volante di alcune automobili parcheggiate davanti al Mindy’s, perché mi viene da pensare a cosa diranno gli autisti quando accenderanno le loro macchine.
Poi mi metto a parlare con Joe il Giullare, e gli chiedo come vanno le cose a Harlem, dove Joe e suo fratello minore, Freddy, e parecchi altri tizi, hanno una piccola organizzazione che opera nel settore della birra, e Joe dice che le cose sono ok, considerate le condizioni del commercio.
Poi chiedo come sta Rosa, essendo questa Rosa la benamata moglie di Joe, e una mia amica personale, perché la conosco da quando era Rosa Mezzanotte e cantava all’Hot Box, prima che arrivasse Joe e la sposasse.
Beh, a questa domanda Joe comincia a ridere, e posso vedere che qualcosa solletica il suo senso dell’umorismo, e alla fine dice quanto segue:
“Beh” dice, “non hai sentito le novità su Rosa? Ha preso il largo da me un paio di mesi fa per andare col mio amico Frankie la Belva, e vive in un appartamento su a Brooklyn, proprio di fianco a casa sua, anche se” dice Joe, “capisci, ovviamente, che ti sto dicendo questo solo per rispondere alla tua domanda, non per sparlare di Rosa?”
Poi fa un altro ah-ah, e in effetti Joe il Giullare continua a ridere finché non ho paura che gli venga un trauma interno. Io di mio non ci vedo niente di comico nella benamata moglie di un tizio che se la squaglia per andare con un tipo come Frankie la Belva, così quando Joe il Giullare si calma un po’ gli chiedo cosa c’è di così divertente nella cosa.
“Beh” dice Joe, “mi viene da ridere ogni volta che penso a come si sentirà quella palla di grasso quando scoprirà quanto è costosa Rosa. Non so quanti affari faccia girare Frankie su a Brooklyn” dice Joe, “ma sarà meglio che si dia da fare se vuole mantenere Rosa.”
Poi ride di nuovo, e a me sembra meraviglioso il modo in cui Joe è capace di conservare il suo senso dell’umorismo in una situazione come questa, anche se fino a quel momento ritengo sempre che Joe sia completamente bollito per Rosa, che è una piccola bambolina, e peserà forse quaranta chili col cappello indosso, ed è piuttosto appetitosa.
Ora, ritengo da quel che Joe il Giullare mi dice che Frankie la Belva conoscesse Rosa da prima che Joe la sposasse e le sia sempre stato addosso quando cantava all’Hot Box, e anche dopo che è diventata la benamata moglie di Joe, Frankie di tanto in tanto la chiamava, specialmente quando ha cominciato a essere un cittadino in ascesa di Brooklyn, anche se ovviamente Joe non ha saputo di queste chiamate fino a quando non era già troppo tardi. E per quando Frankie la Belva comincia a essere un cittadino in ascesa di Brooklyn, le cose cominciano a peggiorare per Joe il Giullare, un po’ per la Depressione e il resto, e deve fare economia su Rosa in alcuni frangenti, e se c’è una cosa che Rosa non sopporta è che si faccia economia su di lei.
Più o meno nello stesso periodo, Joe il Giullare fa il piede caldo a Frankie la Belva, e come molti tizi dicono all’epoca, è un errore, perché Frankie comincia a chiamare Rosa più che parecchio, e le dice che posto magnifico per vivere è Brooklyn – che è vero, se è per quello – e tra questi elogi a Brooklyn e le economie di Joe il Giullare, Rosa si prepara e prende il metrò per Borough Hall, lasciando a Joe un biglietto dicendogli che se non gli piace sa cosa può farci.
“Beh, Joe” dico io, dopo che ho ascoltato la sua storia, “odio sempre sentire di queste piccole difficoltà familiari tra i miei amici, ma forse è tutto per il meglio. Mi dispiace per te, se può aiutarti in qualche modo” dico.
“Non dispiacerti per me” dice Joe. “Se vuoi dispiacerti per qualcuno, dispiaciti per Frankie la Belva, e” dice, “se ti avanza un po’ di dispiacere, tienilo per Rosa.”
E Joe il Giullare ride ancora di gusto e comincia a dirmi di un piccolo scantinato che ha su a Harlem, dove tiene una sedia attaccata a dei fili elettrici così a chiunque si siede può dare una simpatica scossa, che mi sembra piuttosto umoristico, se è per quello, specialmente quando Joe mi dice che una sera dà troppo voltaggio e quasi fa fuori il Commodoro Jake.
Alla fine Joe dice che deve tornare a Harlem, ma prima va al telefono all’angolo nel negozio di sigari e chiama dal Mindy’s, e imita la voce di una bambola, e dice a Mindy che è Peggy Joyce, o simili, e ordina cinquanta dozzine di panini da mandare subito a un appartamento sulla West 72nd Street per una festa di compleanno, anche se ovviamente quel numero che dà non esiste, e se quel numero esiste nessuno laggiù vuole cinquanta panini.
Poi Joe sale in macchina e parte, e mentre sta aspettando al semaforo sulla 50th Street, vedo dei tizi sul marciapiede fare dei balzi improvvisi, e si guardano intorno furenti, e io so che Joe il Giullare li carica con delle palline di carta stagnola che spara da un elastico piazzato tra il pollice e l’indice.
Joe il Giullare è molto esperto in questo campo, e vedere i tizi saltare è molto divertente, anche se una volta o due nella vita Joe ha sbagliato mira e ha accecato qualcuno. Ma è tutto molto divertente, e dimostra che meraviglioso senso dell’umorismo abbia Joe.
Beh, qualche giorno dopo, vedo sui giornali dove un paio di tizi di Harlem con cui traffica Joe il Giullare sono trovati dentro a dei sacchi su a Brooklyn, molto stecchiti davvero, e gli sbirri dicono che è perché stavano cercando di entrare in certe imprese d’affari che appartengono a nient’altri che Frankie la Belva. Ma ovviamente gli sbirri non dicono che Frankie la Belva ha messo i tizi dentro i sacchi, perché in primo luogo Frankie la Belva li segnalerebbe alla Direzione di Polizia se gli sbirri dicessero una cosa del genere, e in secondo luogo perché mettere i tizi nei sacchi è rigorosamente un’idea di Saint Louis, e se hai un tizio in un sacco devi chiamare Saint Louis per parlare con degli esperti in materia.
Ora, mettere un tizio in un sacco non è facile come sembra, e in effetti servono parecchia pratica e parecchia esperienza. Per mettere come si deve un tizio in un sacco, prima va addormentato, perché naturalmente nessun tizio si metterà da solo dentro un sacco a meno che non sia un completo cretino. Alcuni sostengono che il miglior modo per addormentare un tizio è sciogliergli un sonnifero di qualche tipo nel drink ma i veri esperti gli danno semplicemente un colpo in testa con uno sfollagente, che evita il costo di pagargli da bere.
A ogni modo, dopo che il tizio dorme, lo ripieghi come un coltello a serramanico e gli leghi una corda o un cavo intorno al collo e sotto le ginocchia. Poi lo metti in un sacco di iuta, e lo lasci da qualche parte, e alla fine quando il tizio si sveglia e si trova chiuso in un sacco, naturalmente vuole uscire e la prima cosa che fa è provare a stendere le gambe. Questo gli stringe così tanto la corda attorno al collo che dopo poco il tizio è del tutto sfiatato. Così quando arriva qualcuno e apre il sacco, trova il tizio stecchito, e nessuno è responsabile per questa sfortunata situazione, perché dopotutto si è suicidato, per esser precisi, perché se non provasse a stirare le gambe potrebbe vivere fino alla vecchiaia, se si riprende dalla botta in testa.
Beh, un paio di giorni dopo vedo dai giornali che tre cittadini di Brooklyn vengono crivellati di pallottole mentre camminano pacificamente lungo Clinton Street, il crivellamento è operato da un qualche tizio su una macchina che sembra montare un mitragliatore, e si dice che i tizi col mitragliatore vengono da Harlem.
Da questo giudico che a Brooklyn c’è qualche problema, specialmente visto che una settimana dopo i tizi crivellati in Clinton Street, un altro tizio di Harlem è trovato chiuso in un sacco come un prosciutto della Virginia, vicino al Prospect Park, e ora chi è, se non il fratello di Joe il Giullare, Freddy? E so che Joe sarà parecchio dispiaciuto per questo.
Ora, una sera incontro Joe il Giullare, e questa volta è tutto solo, e desidero dire che sono intenzionato a lasciarlo da solo perché qualcosa mi dice che scotta più di una stufa. Ma mi afferra mentre gli passo vicino, così naturalmente mi fermo a parlare con lui, e la prima cosa che dico è quanto sono dispiaciuto per suo fratello.
“Beh” dice Joe il Giullare, “Freddy è sempre stato una specie di pesce lesso. Rosa lo ha chiamato e gli ha chiesto di andarla a trovare a Brooklyn. Vuole parlare con Freddy di me che le dò il divorzio” dice Joe, “così può sposare Frankie la Belva, immagino. A ogni modo” dice, “Freddy dice al Commodoro Jake perché la sta andando a trovare. A Freddy è sempre piaciuta Rosa, e pensa che forse può mettere le cose a posto tra noi. Così” dice Joe, “finisce in un sacco. Lo prendono dopo che ha lasciato il suo appartamento. Non dico che Rosa gli avrebbe detto di andarla a trovare se avesse avuto idea che sarebbe stato insaccato” dice Joe, “ma” dice, “è comunque responsabile. È una bambola maledetta.”
Poi comincia a ridere, e all’inizio sono parecchio orripilato perché penso che qualcosa in Freddy che viene insaccato stuzzica il suo senso dell’umorismo, quando mi dice come segue:
“Senti” dice, “sto per fare uno scherzo fantastico a Frankie la Belva.”
“Beh, Joe” dico io, “non mi stai chiedendo un consiglio, ma te lo darò lo stesso, gratis e per niente. Non fare nessuno scherzo a Frankie la Belva, perché sento che non ha più senso dell’umorismo di una capra anziana. Sento che Frankie la Belva non riderebbe con Al Jolson, Eddie Cantor, Ed Wynn e Joe Cook che gli raccontano delle barzellette tutti insieme. In effetti” dico, “sento che è un pubblico difficilissimo.”
“Oh” dice Joe il Giullare, “deve avere del senso dell’umorismo da qualche parte per sopportare Rosa. Ho sentito che si è bollito per lei. In effetti, credo che lei sia l’unica persona al mondo che gli piace, e di cui si fida. Ma devo fargli uno scherzo. Sto per farmi spedire a Frankie la Belva chiuso in un sacco.”
Beh, ovviamente devo ridere anch’io per questa cosa, e Joe il Giullare ride con me. Io di mio sto ridendo all’idea di qualcuno che si fa spedire a Frankie la Belva chiuso in un sacco, e specialmente Joe il Giullare, ma ovviamente non ho idea se Joe sta davvero parlando sul serio.
“Senti” dice Joe, alla fine. “Un tizio di Saint Louis che è un mio amico sta facendo il grosso degli insaccamenti per Frankie la Belva. Si chiama Cappio McGonnigle. In effetti” dice Joe, “è un mio vecchio amico molto amico, che ha un fantastico senso dell’umorismo come me. Cappio McGonnigle non ha niente a che fare con l’insaccamento di Freddy” dice Joe, “ed era parecchio indignato della cosa appena ha scoperto che Freddy è mio fratello, così non vede l’ora di aiutarmi a fare uno scherzo a Frankie. Proprio l’altra notte” dice Joe, “Frankie la Belva fa chiamare Cappio e gli dice che lo riterrà un favore speciale se Cappio gli porta me chiuso in sacco. Immagino” dice Joe, “che Frankie ha sentito da Rosa cosa Freddy deve averle detto sulla mia idea di divorzio. Ho delle concezioni molto rigide sul divorzio” dice Joe, “specialmente se il divorzio riguarda Rosa. Fa in tempo a morire di vecchiaia prima che io faccia a lei e a Frankie la Belva il favore di concederle un divorzio. A ogni modo” dice Joe il Giullare, “Cappio mi dice della proposta di Frankie la Belva, così rimando Cappio da Frankie la Belva a dirgli che sa che domani sera andrò a Brooklyn, e per di più, Cappio dice a Frankie che mi insaccherà in men che non si dica. E così farà” dice Joe.
“Beh” dico, “io di mio non ci vedo nessun vantaggio nel farsi mandare chiuso in un sacco da Frankie la Belva, perché da quel che vedo leggendo il giornale, non c’è futuro per un tizio che va da Frankie la Belva chiuso in un sacco. Quel che non capisco” dice, “è quando comincia lo scherzo a Frankie.”
“Ecco” dice Joe il Giullare, “lo scherzo è che io non sarò addormentato nel sacco, e le mie mani non saranno legate, e in ciascuna delle mani avrò una John Roscoe*, così quando il sacco arriva a Frankie la Belva, io uscirò fuori sparando, ti immagini che sorpresa?”
Beh, posso immaginarmela, ok. In effetti, quando mi metto a pensare all’espressione di sorpresa che dovrà stamparsi sulla faccia di Frankie la Belva quando Joe il Giullare esce dal sacco, mi viene da ridere, e Joe il Giullare ride subito con me.
“Ovviamente” dice Joe, “Cappio McGonnigle sarà lì per cominciare a sparare insieme a me, nel caso che Frankie la Belva sia in compagnia.”
Poi Joe il Giullare risale la strada, lasciandomi che sto ancora ridendo a pensare a quanto sarà sorpreso Frankie la Belva quando Joe salta fuori dal sacco e comincia a lanciare pallottole a destra e a sinistra. Non sento più niente da Joe dopo questo, ma mi raccontano il resto della storia dei tizi molto affidabili.
Sembra che Cappio McGonnigle non porta il sacco di persona, dopotutto, ma lo manda per corriere espresso a casa di Frankie la Belva. Frankie la Belva riceveva parecchi sacchi come questo ai suoi tempi, perché sembra che fosse una sorta di passione per lui vedere di persona il contenuto dei sacchi e controllare che fossero in regola prima che venissero distribuiti per la città, e ovviamente Cappio McGonnigle sa di questa passione per aver fatto così tanti insaccamenti per Frankie.
Quando il corriere porta il sacco in casa di Frankie, Frankie lo porta di persona nel seminterrato, e là tira fuori una grossa John Roscoe e spara sei colpi al sacco, perché sembra che Cappio McGonnigle gli ha spifferato il piano di Joe il Giullare di saltar fuori dal sacco e iniziare a sforacchiare in giro.
Sento che Frankie la Belva ha un’espressione molto strana sulla faccia e sta ridendo l’unica risata che chiunque gli ha mai sentito fare quando entrano i gendarmi e lo arrestano per omicidio, perché sembra che quando Cappio McGonnigle dice a Frankie del piano di Joe il Giullare, Frankie dice a Cappio cosa farà lui prima di aprire il sacco. Naturalmente, Cappio dice a Joe il Giullare l’idea di Frankie di riempire il sacco di pallottole, e il senso dell’umorismo di Joe risbuca fuori.
Così, legata e imbavagliata, ma per il resto perfettamente in salute, nel sacco che è spedito a Frankie la Belva, non c’è per niente Joe il Giullare, ma Rosa.
*Nello slang dei gangster degli anni Dieci/Venti tra i vari nomignoli usati per indicare le armi da fuoco (in particolare le pistole) c’era quello di ‘John Roscoe’. L’origine non è chiara, ma è probabile che derivi da Roscoe Arbuckle, un attore notissimo all’epoca che fece scandalo per il suo coinvolgimento in uno scabroso caso di omicidio