di Davide Barilli
curatore di Azúcar
Da pochi mesi sono rientrato dalla capitale cubana dove ho partecipato alla XXXII edizione della Feria internacional del libro, presentando in anteprima il mio nuovo libro “Bestiario habanero” sottotitolo “Itinerari sbiecati di una capitale” (ed.Oligo). Si tratta di un viaggio nel cuore oscuro di una città nascosta, lontana dagli stereotipi turistici, che mostra in controluce un luogo ferito e martoriato, di cui Cayo Hueso è un percorso tortuoso, misterioso e poco battuto. Guida reale e simbolica di questi luoghi iconici, il più grande scrittore cubano vivente, Pedro Juan Gutiérrez.
Inoltre a la Feria del libro ho annunciato i primi due titoli della collana di narrativa cubana contemporanea che ho ideato e che curo, sempre per Oligo editore, di cui “Bestiario habanero” è una sorta di prologo. La collana si chiama Azúcar, un po’ come implicita speranza e provocazione rispetto a un Paese un tempo grande produttore di zucchero e ora costretto a importarlo…
Si tratta di testi brevi di autori cubani di varie generazioni. Con una cadenza di uscite da un minimo di due a un massimo di quattro all’anno. Un progetto che, dopo essere stato presentato al Festival Encuentro di Perugia, l’unico festival letterario italiano dedicato alla Letteratura iberoamericana, e al festival Pordenonelegge verrà presentato a BookCity di Milano per approdare fisiologicamente alla prossima Feria internacional del libro de La Habana del 2025.
Oggi la narrativa cubana è in fermento dal suo interno. Gli scrittori più giovani sono bravi, ma faticano a farsi conoscere all’estero. Manca la carta per pubblicare libri, ma internet ha consentito di far sentire la propria voce. Basta visitare il sito del Centro Onelio Cardoso per farsi un’idea di come sia in atto un cambiamento fra più giovani, coloro che la Rivoluzione l’hanno solo sentita raccontare. Venuto meno il discrimine fra realismo hemingwayano per un verso e barocco – o real maravilloso – per l’altro, lasciati alle spalle gli anni dell’epica rivoluzionaria e quelli del ripiegamento di chi dentro al sistema è cresciuto, superata l’epoca del realismo sucio e dei “novissimi”, dispersi nella diaspora i protagonisti della generacion 0, fra gli scrittori cubani si assiste attualmente, anche grazie alle aperture conseguenti a una comunicazione più agevole, tra blog e accesso a internet, a un periodo di trasformazione e di fluidità caratterizzato dal tentativo di internazionalizzare la narrativa isolana. Oggi molti scrittori giovani per far sentire la propria voce pubblicano sul web. Altri raccontano Cuba parlandone da fuori, ambientando le loro storie a New York o in Russia. Altri indagano la realtà metaforicamente attraverso la scienza fiction. Altri ancora, infine, continuano a vivere a Cuba cercando di raccontarne le modificazioni che stanno avvenendo in questi ultimi anni o tentando di recuperare una narrazione del territorio che esuli da una prospettiva politicamente indirizzata. Da queste considerazioni ho ideato Azùcar, un progetto che ha convinto Giulio Girondi e Giada Scandola, editori di Oligo a cui sono infinitamente grato. Si tratta di volumetti da bolsillo (da tasca), in edizione raffinata, con foto di copertina appositamente realizzate da Paolo Simonazzi, che presentano al lettore italiano una Cuba inedita o poco conosciuta, al di là di ogni ideologia o contro ideologia, attraverso le storie di autori per nulla o poco conosciuti nel nostro Paese. Il progetto va a coprire uno spazio attualmente scoperto: in Italia non esistono infatti collane dedicate esclusivamente alla narrativa cubana contemporanea. Pubblicheremo autori viventi, di varie generazioni, allo scopo di dare una panoramica dell’attuale narrativa cubana. In tale ottica, oltre a individuare titoli e autori fra scrittori consolidati, vincitori dei più importanti premi, effettueremo una sorta di scouting indirizzato a giovani autori esordienti.
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Il primo libro di questa collana si intitola “ Fine del cammino”. L'autore è il narratore e poeta
Ariel Fonseca Rivero, un libro in cui I racconti – spesso in prima persona – ci immergono nei silenzi amniotici della vita di coppia, nelle luci sfumate degli interni spiati con perizia. La penna dell’autore, lucida, lirica, affilata, a tratti onirica, è un bisturi che incide le nostre fragilità, con elegante spietatezza. In un incessante susseguirsi di inizi troncati, di finali intuìti, di mariti distanti, di mogli esasperate, riesce a toccare con sorprendente levità i tasti dolenti dell’esistenza.
Di seguito un estratto del libro.