di Marina Bisogno
Siamo imperfetti, con i nostri modi di essere, le nostre ossessioni, le nostre paure, le nostre insicurezze. La maniera per uscirne e non restarci sotto è trovare la propria voce, affrontando questo groviglio pazzesco con l’autoironia e il senso del ridicolo, un ottimo contrappeso. Questo pensiero descrive il senso di Animali in salvo, la raccolta di racconti di Margaret Malone, pubblicata in Italia da NN editore, traduzione di Gioia Guerzoni. In America People like you (titolo originario del libro) è stato pubblicato nel 2015, riscuotendo un notevole successo. La scrittrice di Portland è stata acclamata e paragonata a Miranda July ed a Raymond Carver: nel mezzo di questo accostamento, c’è lo stile della Malone, sostanziale, zero orpelli e la tendenza a sdrammatizzare, anche quando la situazione è compromessa. È impossibile non sorridere leggendo Animali in salvo: ci si immedesima negli eventi, si entra in una serie di sketch umani, quelli che ogni giorno ci coinvolgono, si svolgono sotto i nostri occhi e ai quali le serie tv degli anni Novanta ci hanno reso avvezzi. Nora Ephron, sceneggiatrice delle migliori commedie di quel periodo (Insonnia d'amore, Harry, ti presento Sally, ecc.) apprezzerebbe il tiro della Malone, l’estrema consapevolezza che ha del dolore, del compromesso, della disperazione, della loro relatività nel moto perpetuo degli eventi. Avrete inteso che nei nove racconti della Molone (tutti pezzi di uno stesso puzzle, alcuni più di altri) accade niente più della vita: coppie impacciate, incomunicabilità, uomini apprensivi e mammoni, donne inceppate e ansiose che si rifugiano in un bicchiere di gin con un sorriso ebete stampato sulla faccia. Prendiamo Bert e Cheryl, ad esempio. Compaiono nei racconti Gente come te, Sono sempre il tuo uomo e Benvenuti nel Samsara. Sono i personaggi chiave, in qualche modo. Attraverso il loro sguardo, i loro pensieri, ci conducono al cuore del libro. Non è un caso che il racconto che apre la raccolta e quello che la chiude abbiano come protagonisti i due coniugi. Anche se non lo sanno, Cheryl e Bert - che si sentono soli e distanti da conoscenti ed ex amici, imbrigliati nel desiderio irrealizzabile di avere un figlio – non sono così diversi dagli altri personaggi della raccolta. Da ragazzina Cheryl potrebbe essere stata come Sylvie - voce narrante de L’unico, il secondo racconto del libro - alla prese con la separazione dei suoi e la scoperta della propria sessualità, con tutti gli imbarazzi che ne derivano. Ma Cheryl è vicina anche alle altre donne messe in scena dalla Malone. Potrebbe essere quella che accetta la proposta di matrimonio di Chuck in Vuoi sposarmi?, incapace di smarcarsi dallo sguardo inquisitore di sua madre Gladys, terzo incomodo e giudice irreprensibile. Proposta che la coglie di sorpresa e che, col tempo, lascia spazio a dubbi e domande, tipo questi:
“Sono preoccupata, ma non perché penso che là fuori possa esserci un uomo migliore di Chuck. Il mondo è pieno di uomini migliori e peggiori. Non è questo.
Il problema è se, dopo, decido che non voglio essere sposata con nessuno”.
Si srotola tra dramma e beffa anche Animali in salvo, il racconto che dà il titolo alla raccolta nell’edizione italiana. Ha al centro le disavventure di Mindy, una ragazza spenta ma in fondo simpatica, che vive con i suoi genitori e dipende in toto dai capricci del suo capo, Barb, una donna sull’orlo di una crisi di nervi. Barb si affeziona ad un’anatra, assidua frequentatrice del laghetto artificiale del posto dove lavora e questa simpatia diventa ben presto una fissazione. La stizza per non riuscire a legare a sé l’anatra, induce Barb ad una serie di stramberie, alle quali Mindy non riesce a sottrarsi. Conosciamo uomini e donne che sono caricature di sé stessi, personalità buffe che hanno trovato un antidoto (discutibile, certo) alla crudezza del reale. Sono bloccati nelle loro abitudini e non riescono a provare interesse per quel che accade oltre il loro naso. E non è cinismo, ma totale incoscienza. Un’incoscienza dettata dall’essersi trincerati dietro un recinto emotivo così a lungo da non riuscire a scavalcarlo. Ed è Cheryl a darci la lettura complessiva di questo teatro:
“Non è che le persone non mi piacciono. Mi piacciono.
Semplicemente non ho mai capito come funziona.
Fanno tutti finta, come ho sempre sospettato?”.
La risposta non c’è. La lente del sarcasmo minimizza e amplifica al contempo, cosicché l’esistenza di questi protagonisti, un poco sgangherati, assomiglia a una commedia, di cui gli americani sono maestri, dalla narrativa al cinema. La Malone non fa eccezione.