TITOLO: Epifanie
AUTORE: James Joyce
EDITORE: Racconti Editore TRADUZIONE E INTRODUZIONE: Carlo Avolio
ILLUSTRAZIONI E POSTFAZIONE: Vittorio Giacopini
PP. 256 Euro 23,00
Come accade per ogni grande artista da giovane, c’è stato un tempo in cui James era già, e non ancora, il grande Joyce. In cui la visione «chiara» di un ragazzo con velleità letterarie cominciava per la prima volta a registrare il mondo con l’idea di metterlo per iscritto, in cui le strade di Dublino potevano rappresentare ai suoi occhi buoni una scenografia memorabile, eppure anche effimera, prossima allo svanire, all’oblio, alla dissoluzione del tempo e della vista. Anni di apprendistato in cui un dublinese arrabbiato e insoddisfatto tratteggiava i suoi primi canovacci alla ricerca di un metodo e di un’estetica nuovi, sebbene sospeso e sbigottito davanti all’oggetto puro del narrare.
Stephen Dedalus definirà queste prime composizioni possibili, questi momenti di radiosa ispirazione giovanile, «epifanie». Improvvise manifestazioni spirituali nella trivialità di un discorso o di un gesto o in uno stato della mente degno di essere ricordato – scenette, visioni, sogni, allucinazioni, momenti significativi della quotidianità fissati dall’«occhio spirituale» dell’artista, finalmente aperto alla vertigine del mondo e alla sua quidditas, alle metafore visive e a una prospettiva originale sulle cose.
Accompagnate dalle riflessioni illustrate e dal tratto caustico di Vittorio Giacopini – «per recuperarne l’originaria forza irradiante», come spiega bene Carlo Avolio nell’introduzione a questo libro – le Epifanie qui raccolte costituiscono l’intero corpus letterario a noi rimasto di quel Joyce ancora da-venire, assieme a una «Rubrica di Trieste» in cui i lettori più attenti non faticheranno a rintracciare lo stesso spirito che vivificherà i grandi capolavori successivi. Una raccolta che intende restituire al lettore non solo i colori vivaci di un’alba letteraria, le prime scintille di un genio, ma la biografia viscerale di un uomo vero, immerso nelle contraddizioni del suo tempo, dell’arte, dell’esistenza, del suo stesso sguardo da scrittore. Una lezione «laica ed eretica», come la definisce Enrico Terrinoni, capace di rivelare e ri-velare questi nostri attimi illuminati e già spariti nel buio.