di Modestina Cedola
Guardando agli ultimi fatti editoriali sembra che il racconto sia più vivo che mai. Nello spazio di pochi mesi sono nate numerose collane che mettono al centro il racconto. Industria&Letteraura ha lanciato la collana “L'invisibile” diretta da Martino Baldi che vuole mostrare tutte le potenzialità del racconto lungo. “Cuspidi” collana diretta da Diletta Crudeli per Moscabianca Edizioni propone racconti di autori italiani e stranieri accompagnati da illustrazioni. Edizioni Arcoiris è già al secondo volume della collana “Trema” a cura di Emauela Cocco. Raccolte di racconti che hanno come tema il raccapricciante, il fantastico, l’inquietante e il fantasmatico. Da pochi mesi è nata una nuova casa editrice, Tetra, che pubblica solo racconti brevi, sotto la direzione editoriale di Roberto Venturini. Al Premio Chiara di quest'anno si sfideranno tre autori affermati, non raccontisti puri, che hanno deciso di affidare alla forma racconto le loro ultime fatiche letterarie. Sto parlando di Michele Mari (Le maestose rovine di Sferopoli, Einaudi), Antonio Pascale (La foglia di fico, Einaudi) e Alessandra Sarchi (Via da qui, minimum fax). Il giornale Domani a maggio ha lanciato il suo inserto culturale Finzioni che pubblica al suo interno anche racconti (nel primo numero racconti di Antonio Delfini, Teresa Ciabatti, Jennifer Egan, Chiara Tagliaferri, Ginevra Lamberti, Letizia Pezzali, Viola Di Grado, Eleonora Marangoni; ma anche di Tiziano Scarpa, Nicola Lagioia, Luca Ricci).
Eppure la percezione di una distanza dei lettori dai racconti è ancora molto forte. Ho provato a creare un piccolo campione per indagare le abitudini di lettura di chi li legge e ho chiesto ai lettori più titubanti di provare a spiegarmi perché non riescono ad amarli.
Cosa tiene, dunque, lontani i lettori dalla lettura di un racconto?
Tra le possibili risposte quella di aver mutuato un'abitudine alla lettura esclusivamente basata sui romanzi “perché non mi hanno mai educata a farlo, sto iniziando ora”, la sensazione di avere poco tempo per riuscire ad entrare in piena sintonia con ciò che si sta leggendo “preferisco le narrazioni lunghe, non riesco ad entrare immediatamente nelle storie”, la mancanza del legame con i personaggi “per le loro insite caratteristiche, come la brevità e l'approfondimento minore della trama, non riesco a legarmi ai personaggi. Dunque posso amarli per lo stile, per l'idea avuta dallo scrittore, o per i messaggi che vogliono trasmettere, spesso ugualmente profondi. Ma non riesco ad approcciarmi con particolare entusiasmo perché so che non mi resteranno forti legami. Per me il legame con i personaggi e con la storia stessa è fondamentale”, il non riuscire ad accumulare dettagli della storia durante il cammino “probabilmente perché finiscono in fretta, non ho il tempo di farmi trasportare e quando finisco di leggere vorrei sapere più cose che invece nessuno mi racconterà”, o al contrario averne talmente troppi da imbrigliare la fantasia del lettore “forse la descrizione dei personaggi è troppo specifica a volte, preferirei scoprirli durante la lettura”.
Per la frammentarietà “la cosa che mi disturba è che mi sembra di non avere il tempo di entrare dentro la narrazione che poi già finisce, ed è faticoso poi ricominciare ogni volta da capo a ogni racconto”. Per la sensazione che fa sembrare i meccanismi più esposti “Per quanto riguarda i racconti singoli, magari pubblicati su rivista, mi sembrano sempre dei noiosissimi esercizi di stile. Quando sono costruiti male sono brutti, quando sono costruiti bene mi sembrano troppo costruiti mentre per esempio in un romanzo con molta struttura, anche visibile, mi sembra un pregio”.
Nell'eterno duello che li vede quasi sempre sconfitti “preferisco i romanzi” e messi da parte senza appello “mi lasciano insoddisfatto”.
La scoperta nel tempo del libro ideale “non leggo raccolte di racconti generalmente. In passato ho fatto eccezione giusto per Cechov, Carver e Foster Wallace. Il punto è che guardo con sospetto anche i romanzi brevi... tendenzialmente non li leggo, sono attratto dai tomi, romanzi almeno dalle 300 pagine in su”. Per alcuni è un disinnamoramento passeggero “non so perché ma li leggo sempre meno. Forse la lettura frammentaria per una che già legge a bocconi non è il massimo”. Per altri un amore finito e ormai metabolizzato “Prediligo i romanzi, anche imponenti, da sempre, anche se ho parecchie raccolte di racconti, come Poe, Carver ecc. Ma raramente poi leggo tutti i racconti della raccolta. Sarà che mi sono allenata con Dostoevsklj e Proust che ero ancora nana. In ogni caso, non mi avvince molto la forma breve, mi mancano le pieghe nascoste della storia, dei personaggi. Ed è lo stesso motivo per cui amo poco i cortometraggi, soprattutto quelli di 2/3 minuti. E anche i corti teatrali mi danno la stessa sensazione. Anche se a volte trovi dei capolavori. Come nei racconti”. E c'è chi continua a provarci con risultati alterni “amo i racconti brevi ma faccio fatica a leggerli se si perdono in troppi dettagli descrittivi sul luogo o sulla natura. Faccio fatica se hanno un incipit debole e la mia attenzione cala. E per altri e più motivi”.
Per chi, invece, ama i racconti la brevità è un modo per godersi la storia tutta e subito. “Sono attratto dalla forma breve ( racconto o romanzo breve) perché mi piace l'idea di leggermi un racconto tutto in una volta come se fosse un film o un videoclip. mi piace scrivere e leggere per immagini. I romanzi molto lunghi mi danno noia, così come i film di tre ore o le canzoni più lunghe di 3 minuti, credo sia anche questione di abitudine” e magari di prendersi il tempo per passare a quella successiva anche se appartiene alla stessa raccolta “non leggo mai un racconto dopo l'altro. Lascio che passi del tempo. Non amo la raccolta come contenitore”.
L'approccio del lettore al libro di racconti cambia notevolmente. Non bisogna necessariamente arrivare all'ultima pagina perché “ogni racconto ha bisogno di un suo tempo vuoto attorno”.
È come se il lettore di racconti riuscisse ad affidarsi completamente allo scrittore e si lasciasse trasportare. Una sorta di qui ed ora applicato alle storie “ciò che amo è vedere cosa è stato scelto, tra una moltitudine, per raccontare molte cose in poche pagine: lo sguardo di sguincio, la prospettiva, l'inquadratura”.
Volevo cercare di capire quanto scarto ci fosse tra amanti del racconto e non. Per riuscire ad avere maggiori informazioni ho creato un sondaggio (13 domande con risposta secca) e l'ho fatto girare sui social per provare ad avere un campione più variegato possibile. Complice la mia bolla (composta per lo più da lettori forti di racconti) e la scarsa permeabilità dei gruppi facebook di lettura, il sondaggio non ha raggiunto l'obiettivo prefissato. Il 98% dei miei intervistati, infatti, legge i racconti. Un dato che non può essere in nessun modo uno specchio della realtà ma che mi ha permesso di capire meglio le abitudini di lettura e di scelta dei lettori che abitualmente leggono racconti.
Solo meno del 5% dei lettori intervistati afferma di non aver acquistato racconti nell'ultimo anno. Il restante 95% è così diviso: il 44% ha acquistato da uno a tre libri, il 33% da quattro a sette libri, l'8,5% da otto a dieci libri mentre il 10% ha acquistato oltre dieci libri.
Se diamo uno sguardo, invece, alla composizione delle librerie personali l'82% dei lettori appartenenti al campione ne ha riservato un terzo ai racconti. Il 68% acquista libri pubblicati da case editrici indipendenti medio piccole.
Un terzo degli intervistati segnala di avere difficoltà a trovare racconti nelle librerie.
Il 77% preferisce le raccolte di racconti al racconto singolo. L'85% cerca libri che raccolgono i racconti di un solo autore a discapito delle antologie. Nonostante la preferenza sia verso autori classici e/o già affermati, il 39% dei lettori si mostra curioso nei confronti degli autori emergenti.
Parlando di racconti non potevano mancare le riviste letterarie su cui il 24% degli intervistati dichiara di leggere la maggior parte dei racconti.
Due dati molto interessanti riguardano la percezione degli intervistati: l'86% vorrebbe che le case editrici pubblicassero più racconti e il 75% è sicuro che i lettori abbiano una diffidenza nei confronti della forma racconto.
La vitalità delle case editrici è in linea con la voglia dei lettori di leggere ancora più racconti e di poter avere la possibilità di scegliere tra un'offerta variegata e di qualità. I ritmi sempre più veloci che impongono spazi, tempi e un'attenzione sempre più ristretta potrebbero alla lunga premiare la forma racconto. Probabilmente un ampliamento dell'offerta editoriale riuscirebbe ad intercettare anche quei lettori che non riescono ad abbandonarsi alla forma breve, garantirebbe una maggiore copertura nelle librerie e un'abitudine del lettori nei confronti dei racconti.