di Marina Bisogno
Silvi è un’adolescente. Sua madre, cattolica, concede l’estrema unzione ai moribondi per conto del parroco. Silvi le fa da assistente, finché in una estate bollente e umida, scopre di non averne più voglia e si dichiara atea. Per la madre è uno smacco insopportabile, per il padre una crisi tipica dell’età, nulla di preoccupante. Tra i richiami del corpo che cambia e prende forma, un innamoramento inaspettato e le prime esperienze sessuali, Silvi si ritrova, palpitante, a guardare il cielo. Silvi è uno dei personaggi che si incontrano nella raccolta di racconti Silvi e la notte oscura (Sur editore, traduzione di Maria Nicola) di Federico Falco, scrittore argentino di racconti e poesie, selezionato dalla rivista Granta come uno dei migliori in lingua spagnola. Falco era già noto ai lettori grazie al lavoro di Caravan edizioni che ha divulgato, qualche anno fa, nel Belpaese il progetto culturale Traviesa, un collettivo che coinvolge autori di Argentina, Cile, Uruguay, Guatemala, Bolivia, Messico, Colombia, Cuba, Perù e Spagna. La raccolta contiene cinque racconti: i paesaggi a volte brulli, altre rigogliosi, dell’America latina fanno da sfondo a storie quotidiane, lente, con al centro uomini e donne alla ricerca del loro approccio alle cose, spesso in rotta col pensiero dominante o emarginati per la loro visione, per il loro modo di stare al mondo. C’è il re delle lepri, un uomo silenzioso e impenetrabile, che vive lontano dalla civiltà, dedicandosi alla caccia, alla contemplazione della natura. Deve amarlo molto la donna che si inerpica sulle colline, in mezzo ai boschi, per andare a trovarlo ed assicurarsi che stia bene. E c’è l’ingegnere Bagiardelli che viene incaricato da un sindaco di realizzare in cima alla collina un cimitero ampio, accogliente, dove poter seppellire il padre. Bagiardelli, che, dapprima crede di aver ricevuto l’incarico più importante della sua carriera, comprende poi i limiti del progetto e non lo porta a termine. Ci sono Mabel e suo padre, scacciati da casa, intimoriti dall’avanzare di motoseghe impegnate nel disboscamento e in nuove costruzioni. E la signora Kim che passa tutto il giorno alla finestra a meravigliarsi per la neve e ad impicciarsi dei vicini, mentre la nostalgia per il marito defunto la indebolisce. Un isolamento non cercato, (a differenza del re delle lepri), non voluto (a differenza di Silvi, in rotta con i dettami familiari e delusa dal ragazzo di cui si è infatuata), ma conseguenza di eventi (la morte del consorte, la partenza dei figli). Ogni protagonista si muove, prende delle decisioni, agisce e si riflette nello sguardo di chi gli ruota intorno, nonostante le distanze emotive, certi gorghi di solitudine in cui sprofonda. Non c’è disperazione. La solitudine trasmigra verso immagini della mente, voci, qualcosa di suggestivo: una sfera dell’immaginario e dell’irrazionale che ci permette di conoscere i personaggi non solo attraverso quello che dicono, ma pure attraverso quello che pensano, quello che sentono. Falco tiene vivida quell’aura di spiritualità e mistero tipica della letteratura dell’America del Sud. Un’America ben presente nelle pagine, con la geografia di luoghi tangibili e ritmi opposti a quelli delle metropoli. Gli eventi si svolgono in paesi, sospesi tra montagne e fiumi. L’autore, infatti, predilige ambientazioni rustiche, dove la vegetazione è minacciata spesso dalla scelleratezza umana e da progetti di urbanizzazione. Non esiste in questi scritti un io che non sfoci in un noi, seppure in termini di denuncia, di disprezzo di abitudini e usanze non condivise. Il narratore, con uno sguardo dolce, talora ironico, entra nella vita dei protagonisti e fa in modo che il lettore vi si affezioni. Personaggi che soffrono, ma non si arrendono. L’ambiente è un co-protagonista dei racconti: Falco è un naturista, attento al crepitare della legna nel bosco, dei rami sotto il peso della neve e al suo cadere lento, al verdeggiare delle alture, oltre le quali si staglia la foresta e la luce filtra a fatica. Le descrizioni si imprimono come pennellate, alternandosi a dialoghi serrati, coinvolgenti, che vivacizzano la lettura. La lingua è pastosa, sebbene febbrile, i toni teatrali, all’occorrenza sarcastici. Lo sguardo del narratore è clemente, impregnato di umanità, quella di chi conosce la gente, i suoi limiti, le sue ossessioni, le sue paure. Nel 2017 Silvi e la notte oscura è stato finalista al Premio Gabriel García Márquez per il racconto. Il lavoro di traduzione e di diffusione di questo libro riafferma il fiuto e la professionalità della casa editrice nel ricercare voci pregevoli della narrativa argentina (e non solo). Federico Falco, Andrés Neuman appartengono ad una generazione di splendidi quarantenni, eredi di Jorge Luis Borges, Silvina Ocampo e Julio Cortázar e che Sur segue da tempo e che i lettori già amano. Questa raccolta di racconti non vi deluderà, parola di Cattedrale.